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Ronchidoso
Il Santuario degli Emigranti (1902-1906)

di Marco Cecchelli

        Il Santuario, dedicato alla Madonna degli Emigranti, sorge a 1100 metri di quota, immediatamente sovrastante Gaggio. Fu edificato sul crinale dove corre l’antica strada confinaria, che collega ancor oggi Monte Castello col Monte Belvedere nel Lizzanese, e posta tra la provincia e archidiocesi di Bologna e la provincia e archidiocesi di Modena. In una zona, il cui popolamento risale almeno all’età longobarda (“runcus ducis”), e che fu per secoli teatro di aspre lotte tra bolognesi e modenesi per il controllo politico del confinante Frignano.
        La costruzione del Santuario, che sorge in parte in territorio modenese e in parte in territorio bolognese, fu voluta dall’arciprete di Gaggio mons. Carlo Emanuele Meotti che, con illuminata sensibilità pastorale, lo propose come simbolo di pace fra le due comunità e, soprattutto, come punto di riferimento per gli emigranti. In particolare furono le offerte inviate dagli emigranti dei territori di Gaggio e di alcune frazioni del comune di Montese (Castelluccio di Moschea e Maserno), che ne permisero l’edificazione.
        La prima pietra del Santuario fu posta l’8 settembre del 1902 (festa votiva per la liberazione dal colera del 1855, e inaugurato nel 1906 dal card. Domenico Svampa arcivescovo di Bologna. Oggi è di proprietà della Casa della divina Provvidenza di Torino (Cottolengo), per disposizione testamentaria olografa di don Meotti redatta il 16 ottobre 1919.
        Oggi il complesso si presenta come era stato ideato in origine. La chiesa, probabilmente progettata dallo stesso Meotti, con pianta a T rovesciata (il braccio verticale s’innesta in quello orizzontale), “si presenta in forme decisamente insolite e innovative per quei primissimi anni del secolo” (L. Samoggia), che annunciano già il gusto neomedievale di tanta successiva architettura chiesastica. L’edificio è posto su un’ampia superficie balconata cui si accede, dal lato occidentale per una grande scalinata. Il prospetto principale, rivolto a sud, immediatamente visibile quando non era schermato dall’attuale vegetazione, è ora difficilmente percepibile nella sua semplice, seppur contenuta, maestosità conferitagli dal profondo pronao aperto su tre lati, il principale affacciatesi sulla valle, cui si affiancano le superfici delle cappelle laterali. Ancora sul lato ovest e addossato all’abside poligonale, si erge il campanile riportato dagli ultimi interventi al suo stile medievaleggiante di torre merlata. L’interno, è articolato in tre vani: due laterali, di minore profondità e quello centrale più ampio. A destra è l’altare con la statua di San Raffaele Arcangelo che tiene per mano il piccolo Tobiolo, prototipo dell’angelo custode e patrono dell’amore sponsale e della salute, dei viandanti e degli emigranti. La statua, in gesso policromo dei primi del Novecento, essendo rimasta intatta pur nella distruzione della chiesa per i cannoneggiamenti del 1944-45, fu considerata miracolosa dai soldati brasiliani che se ne impossessarono per portarla in Brasile. Solo per l’energico intervento del comandante, avvertito da un gaggese, l’immagine fu restituita e, dopo la ricostruzione postbellica, ricollocata al suo posto. La cappella maggiore, con abside poligonale illuminata da due finestre ogivali, è dedicata agli Emigranti; qui è collocata La fuga in Egitto della Sacra Famiglia, dipinto ad olio su tela copia dell’originale andato distrutto. Questa immagine fu scelta da Meotti come prototipo di coloro che, per i motivi più vari, sono costretti ad emigrare.
        I locali sottostanti, in parte scavati sotto il piano stradale, furono realizzati per l’accoglienza di pellegrini e viandanti. A sinistra della facciata, sotto la scalinata d’accesso è ancora possibile vedere il piccolo rifugio con camino, secondo lo stile del Club Alpino Italiano del quale Meotti fu socio.
        Ai piedi della rampa posta sul lato est dell’edificio, è collocata la statua di Sant’Isidoro agricoltore, realizzata in sostituzione di quella andata distrutta per eventi bellici da Marco Aldo Brasa.
        La festa della Madonna degli Emigranti, curata dal Comitato che ne ha promosso i restauri, si celebra solitamente la seconda domenica di luglio con la celebrazione della santa messa il mattino e, nel pomeriggio, con la recita dei vespri e la processione attorno al Santuario.
        Nel pronao, ai lati della porta d’ingresso, sono affisse due iscrizioni: una ricorda la visita, l’11 ottobre 1992, del presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro; la seconda ricorda la costituzione, nel Santuario, del primo nucleo della brigata partigiana Giustizia e Libertà. Una terza, affissa nel pronao, ricorda il primo centenario - 21 luglio 2002 - della fondazione del Santuario con la presenza del card. Giacomo Biffi e delle autorità civili dei due Comuni.
        Il 19 marzo 2009, l’intero complesso è stato dichiarato Monumento di interesse storico-artistico dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, direzione regionale dell’Emilia Romagna, secondo il progetto della dott.sa Daniela Sinigallesi, funzionario responsabile della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici per la provincia di Bologna, Modena e Reggio Emilia.

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La strage di Ronchidoso (29 settembre 1944)

        Dopo l’abbandono della Linea Gotica, nell’attraversamento dell’Appennino le SS comandate dal capitano Reder lasciarono una lunga scia di sangue con gli eccidi delle popolazioni civili man mano incontrare. Un tragico “itinerario che negli ultimi giorni di settembre collegò Sant’Anna di Stazzema con il territorio di Marzabotto, passando anche per Ronchidoso” (F. Berti Arnoaldi Veli). Qui, e a Ca’ d'Ercole e alla Lama, furono barbaramente assassinate 67 persone: uomini, donne, vecchi e bambini, il più piccolo di appena tre mesi. Fra le vittime vi fu anche il suddiacono don Giuseppe Lodi (1922-1944), al quale è stata recentemente intitolato il piazzale della chiesa parrocchiale. Da allora, dopo la messa in parrocchia nella solennità del patrono San Michele Arcangelo, un pellegrinaggio parte da Gaggio per deporre fiori e corone nella piccola Cappella-sacrario di Cason dell’Alta dov’è sepolta gran parte le salme degli uccisi, compresi dieci senza nome, e le lapidi che ne ricordano i nominativi.

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Il “bosco sacro”

         Nel suo progetto, mons. Meotti previde anche di circondare il Santuario con un “bosco sacro”, per cui l’intero complesso “si colloca come luogo elevato di accoglienza e di raccoglimento oltre che di contemplazione della natura” (L. Samoggia). L’opera di rimboschimento del brullo terreno, promossa da Meotti, fu realizzata in accordo con la benemerita Associazione Pro montibus et siylvis, prima associazione “ambientalista” in Italia. Nel 1903 iniziò così, con il contributo del Ministero dell’Agricoltura, la messa a dimora di 7.200 piante; a queste si aggiunsero, l’anno successivo, 5.000 faggi (fagus selvatica l.), 3.000 larici (Larix europea Dec.), 3.000 pini (Pinus Laricio Poir.) e 14.000 abeti bianchi (Abies pectinata dec.), per un totale di 32.000 piante; Al termine delle operazioni di dell’area effettuato negli anni successivi, furono oltre 60.000 gli alberi piantati, compreso un numero imprecisato di pioppi e di salici, tenendo sempre e comunque presenti le caratteristiche della natura del terreno in massima parte sciolto, ma in alcuni punti compatti ed in altri umido.
        La grande piantagione, comunque ebbe appena il tempo di superare il quarantennio. Con l’arrestarsi del fronte, le piante che non furono distrutte dal fuoco delle batterie vennero utilizzate per l’allestimento delle fortificazioni.
         Nel dopoguerra e sino agli anni Sessanta, a cura del Corpo Forestale dello Stato, si provvide ad un nuovo rimboschimento risarcendo sui due crinali le piante distrutte ricreando, sia pure in un’area più ridotta, l’ambiente originario.


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Bibliografia:

M. CECCHELLI, Il Santuario della Madonna degli Emigranti sulla Serra di Ronchidoso in Gaggiomontano. Studi storici nel primo centenario della fondazione (1902-2002), Gaggio Montano (Bo) – Montese (Mo), Sillagrafica 2005, 214 p., ill. Saggi di: M. Cecchelli, Mons. C. Emanuele Meotti (1859-1929): l’emigrazione, il Santuario, pp. 23-70; L. Samoggia, La chiesa di Ronchidoso. Significati e immagini, pp. 71-98; F. Gualandi, Ronchidoso e la sua chiesa. storia di una ricostruzione, pp. 99-110; M. Cecchelli, Lacrime e sangue sulla montagna. Gli eccidi del settembre-ottobre 1944, pp. 111-138; C. Castelli, Storia dell’emigrazione: i castelli di Lizzano in Belvedere in America, pp 139-148; W. Bellisi, Schiavi bianchi. Gli emigranti italiani nelle piantagioni del Delta del Mississippi, pp. 149-190; F. Berti Arnoaldi Veli, Quando la guerra arriva in un luogo di pace. Il Santuario di Ronchidoso dal 1944 ad oggi, pp. 191-214.
W. BELLISI, Il Santuario della Beata Vergine degli Emigranti di Ronchidoso dichiarato monumento di interesse storico-artistico, in “Gente di Gaggio”, semestrale del Gruppo di Studi “Gente di Gaggio”, anno XX, dicembre 2009, pp. 153-154.